Il grano importato è sicuro

DIFENDERE L’ECCELLENZA DELLE NOSTRE FARINE È DOVERE DI TUTTI


Chi opera nel settore della trasformazione dei cereali si sarà sicuramente accorto come, da tempo, sia in atto una campagna mediatica contro le importazioni italiane di frumento. Un attacco continuo e sistematico, che si traduce in una sorta di “offensiva” nei confronti della nostra industria molitoria che, per necessità, è costretta ad acquistare materia prima da Paesi comunitari e non. Abbiamo avuto più volte occasione di ribadire che le importazioni sono conseguenti a problemi sia di carattere quantitativo (non c’è abbastanza grano per soddisfare il fabbisogno dell’industria di prima trasformazione) che qualitativo (per rispondere alle esigenze dei clienti, i molini hanno bisogno di grani con caratteristiche qualitative in grado di rispettare i requisiti richiesti dalla normativa vigente per i prodotti della seconda trasformazione del frumento, la pasta alimentare in primis). Abbiamo anche spesso ricordato che ricorrere al frumento di importazione di alta qualità – non certo di quello scadente, come “suggerito” dai soliti noti – non sia una prassi alla quale si ricorre per scelta: si tratta infatti di un’attività che comporta costi molto più elevati rispetto a quelli che l’industria molitoria dovrebbe sostenere se potesse fare affidamento esclusivamente sulla materia prima nazionale.

Nel 2017 la produzione italiana di frumento è prevista, secondo le stime di Italmopa, intorno ai 7,5 milioni di tonnellate, di cui meno di 7 milioni sono destinati al comparto molitorio, a fronte di un fabbisogno di 11,5 milioni di tonnellate.

Il raccolto nazionale di frumento è sempre stato insufficiente a coprire le esigenze quantitative dell’industria di trasformazione, ma le maggiori criticità sono di altra natura ed essenzialmente riconducibili a fattori qualitativi, logistici e di commercializzazione del prodotto.

LE IMPORTAZIONI DI MATERIA PRIMA SONO NECESSARIE

È recente l’ennesima illazione di Coldiretti sui controlli all’importazione. Se non fosse che ci troviamo di fronte ad un altro dei soliti attacchi contro l’import di grano, farebbe anche sorridere l’escamotage, di forte impatto mediatico, che l’organizzazione degli agricoltori ha studiato per suscitare clamore: esprimere la quantità di cereali importati nel 2016 in chili (ben 7,65 miliardi!) per dimostrare l’insufficienza dei controlli (solo 25 campioni controllati, come risulta dai dati contenuti nel Rapporto sul controllo ufficiale sulle micotossine pubblicato dal ministero della Salute a settembre). Valutazione peraltro condita da tanta miopia e scarsa memoria.

Fonti attendibili affermano che le valutazioni sulla salubrità del grano di importazione devono tener conto anche dei risultati delle analisi eseguite su centinaia di campioni di frumento importato (e nazionale) da organi di controllo come l’Istituto Zooprofilattico di Lombardia ed Emilia Romagna e da alcune agenzie regionali per la protezione dell’ambiente. Da queste analisi emerge la totale assenza del problema. I campioni analizzati dal 2011 al 2016 hanno infatti rilevato una presenza di Don (deossinivalenolo) inferiore a 66 microgrammi per chilo, ovvero 25 volte più bassa rispetto al limite indicato nel Reg. Ce n.1881del 2006.

SAREBBE MOLTO PIÙ CONVENIENTE COMPRARE SOLO GRANO ITALIANO

Le analisi effettuate da Arpa Puglia nel quadriennio 2011-2014 su 660 campioni, hanno sì rilevato valori di micotossine nei cereali di importazione, ma tutti sotto i limiti di legge.

Sempre in Puglia, nel 2015 gli uffici di Sanità Marittima hanno analizzato 238 campioni (quasi la metà di grano duro). Solo 16 sono risultati non conformi, ma in nessun caso si è trattato di grano duro proveniente dal Canada. Infine, altre analisi effettuate da importanti Enti di controllo hanno rilevato, per il grano canadese, livelli di micotossine ampiamente sotto i limiti di legge.

Molto interessanti sono i risultati della ricerca Contrimpcer del Crea (Centro per la ricerca in agricoltura e per l’economia agraria), presentati a novembre 2016, che ha preso in esame i dati sui campioni di merci importate, arrivando alla conclusione che il grano duro giunto nei porti italiani non presentava alcuna criticità. In quell’occasione, il Crea sottolineò di non aver riscontrato alcuna relazione tra la concentrazione di micotossine

e la durata del viaggio (e questo contrariamente a quanto sostenuto da chi afferma che i tempi di trasporto sarebbero una delle cause dello sviluppo dei contaminanti).

Sono poi da ricordare i dati pubblicati dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali relativi al programma Micoprincem, sempre del Crea e riferiti al triennio 2011-2013, che confermano bassi livelli di presenza di Don nel grano canadese importato.

Tutti questi dati sono necessari per far capire quanto sia sicuro il frumento importato: forse il più controllato al mondo. E ciò, per garantire il rispetto di una legislazione igienico sanitaria tra le più stringenti al mondo.

La salubrità del grano importato è assicurata dalle analisi effettuate, a seguito di costanti e sistematici campionamenti, sia dai Paesi esportatori su specifica richiesta della stessa industria molitoria italiana, sia dalle Autorità nazionali, alle quali sono affidate le funzioni di vigilanza e di controllo ufficiale dei prodotti alimentari, che dalle aziende molitorie nell’ambito dei propri piani di autocontrollo.

Questi ultimi sono metodici, continui, attenti e scrupolosi, per garantire la piena rispondenza del grano, e quindi delle farine e delle semole, alla normativa comunitaria, finalizzata alla tutela della salute dei consumatori.

Il settore molitorio italiano è un fiore all’occhiello del made in Italy agroalimentare, grazie all’impareggiabile capacità dei nostri mugnai di individuare, selezionare e miscelare le migliori varietà di frumento – quali che siano le loro origini – per la produzione di farine e semole destinate alla panificazione, all’industria dolciaria e della pasta, alla produzione di pizza.

IL NOSTRO SETTORE MOLITORIO È UN FIORE ALL’OCCHIELLO DEL MADE IN ITALY AGROALIMENTARE

L’eccellenza dell’industria molitoria italiana, unanimemente riconosciuta, è frutto della passione del mugnaio per il suo lavoro e anche di un bagaglio di esperienze secolari e di conoscenze uniche al mondo. Un’immagine che ci rende orgogliosi e che deve essere doverosamente tutelata anche dalle amministrazioni competenti, di fronte a una strategia di disinformazione irresponsabile e sicuramente dannosa per tutti gli operatori della filiera del frumento.

 

Cosimo De Sortis
Presidente di Italmopa

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